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LA SETA DELLE EMOZIONI

Leggerezza e tattilità nella pittura

di Maria Maddalena Vertuccio

 

a cura di Giuseppe Cordoni

 

“L'occhio compie il prodigio di aprire all'anima ciò che non è anima:

il gaio dominio delle cose, e il loro dio, il sole.”

Maurice Merleau-Ponty

 

 

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L’artista, lucchese d’adozione, ripercorrendo la storia della sapienza delle mani di questa sua amata città, è rimasta sempre affascinata da due aspetti creativi che ne hanno forgiato, nel tempo, l’anima: la musica e la seta. E idealmente, in qualche modo, ha fatto suoi entrambi nel proprio discorso. Ne ha assimilato la levità e la tattile dolcezza, il cangiante fluire inafferrabile e la nitida trasparenza. Fra tutti i prodotti naturali, la seta non è forse quello che meglio s’avvicina all’impalpabile “materia” dei sogni; quello che ci rinvia all’idea vertiginosa di come il Cosmo stesso e con esso il nostro stesso Corpo altro non sono che crisalide: seta che avvolge, protegge, nutre e prepara la Farfalla che verrà? … Mi tornano in mente le parole di Herman Hesse: “La farfalla non vive per cibarsi ed invecchiare, vive solamente per amare, e per questo è avvolta in un abito mirabile… È un emblema sia dell’effimero, sia di ciò che dura in eterno… È un simbolo dell’anima”.
 

Così Maria Maddalena usufruisce di questa carnale e vivente sostanza della seta per ricondurci - come già si diceva - ad un’idea di Natura non si pone in contrapposizione con l’anima, ma che di questa invece si fa luogo di continua metamorfosi e del suo compimento finale. Una Natura che, secondo Merleau-Ponty, come indica lo stesso termine latino, “derivando da nascor, nascere”, ci riporta alla dimensione originaria dell’esperienza. Al primordiale stupore con cui le ali della farfalla o le dita del bambino “carezzano” l’aria e il mondo.

 

E a decidere in modo così organico dello sviluppo tematico di questa mostra: MARIA MADDALENA VERTUCCIO, Emozioni sulla seta, ecco allora queste nove grandi tele-sete, in ognuna delle quali irrompe, come trascritta di getto (quasi che la mano della pittrice altro non fosse che un medium fra l’anima e l’emozione) una gioia cromatica che traduce l’evento doloroso e felice d’ogni nascita. Proprio così come, sin dalla prima opera esposta, s’avverte nel ri-fiorire d’ogni Primavera. Segue un Paesaggio interiore, la cui surreale germinazione fantastica sembra riflettere in qualche regione del sogno gli echi di tante nascite. Nondimeno la più avvertita lucidità della coscienza come farebbe a non commuoversi di fronte alla geometrica perfezione del Mandala d’una rosa?

 

Ma qui non è soltanto la vista a lasciarsi stregare da tanta luce. Nell’emozione che suscita un qualsiasi semplice Vento d’estate è una festa di tutti i sensi a restarne impigliata. Quale sinestesia di colori e profumi s’accende sulla collina! Forse che il giallo delle messi o il blu-viola degli iris e dei gigli hanno ancora bisogno di serbare la loro iconica identità; o invece non debordano fuori di sé che per meglio cantare l’ebrietà che li pone in comunione e li attraversa. Di tale poetico respiro si nutre, dunque, la memoria da cui Maria Maddalena attinge queste sue impressioni ritrovate: sia che in fine contempli le lavande di questi suoi Souvenirs de Provence, sia che il suo stupore si sperda fra i prati fioriti di stelle che trapuntano le sue Galassie.

 

Pietrasanta, Domenica delle Palme, 29 aprile 2015

Giuseppe Cordoni

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